giovedì 11 agosto 2016

Il pomodoro, pomme d'amour (glossario)

articolo di Lina Mazzotti per 

Il Vecchio Continente ha conosciuto il pomodoro solo dopo la scoperta dell’America nel 1492. La sua conoscenza ed in seguito l’ utilizzo ha cambiato radicalmente il precedente modo di alimentarsi.

E’ un ortaggio a pianta annuale che teme il gelo dunque la sua crescita è favorita dal clima italiano durante il periodo estivo, i suoi frutti maturi sono di colore rosso e oggi costituisce un ingrediente unico e indispensabile nella cucina di molti paesi del mondo.

Storia
 L’origine del pomodoro è tra il Messico e il Perù. Gli Aztechi lo chiamarono “xitomatl“,il termine “tomatl” indicava vari frutti sugosi, la sua salsa divenne fondamentale nella loro cucina. Si credeva che il pomodoro avesse proprietà afrodisiache, per questo i francesi anticamente lo definivano “pomme d’amour“, pomo d’amore. Si pensa che dopo la sua introduzione in Europa, sirsir Walter Raleigh avrebbe donato questa piantina carica dei suoi frutti alla regina Elisabetta, battezzandola con il nome di apples of love (pomo d’amore).
La data della sua entrata in Europa è il 1540 e fu lo spagnolo Hernán Cortés che ne portò degli esemplari, ma soltando nella seconda metà del XVII secolo iniziarono le coltivazioni, arrivando nel sud d’Italia intorno al 1596 col suo colore oro originario che suggerì il nome alla pianta, l’attuale rosso è sucessivo grazie a selezioni e innesti.

Inizialmente veniva considerata una pianta velenosa per la somiglianza all’erba morella Solanum nigrum. Infatti veniva usata insieme alla patata come pianta decorativa, i ricchi ne ornavano le finestre e i cortili.
In Spagna i primi pomodori furono piantati nell’orto del medico e botanico Nicolàs Monardes Alfaro, autore del libro “Delle cose che vengono portate dall’Indie Occidentali pertinenti all’uso della medicina” (1565 – 1574) per la prima volta il pomodoro è inteso come coltura con proprietà curative con utilizzo farmacologico e gastronomico.
Non si sa come nell’Europa barocca, il frutto esotico di una pianta ornamentale, con alone di mistero, credenze e dicerie popolari, comparve sulla tavola di qualche coraggioso o probabilmente contadino affamato. Anche i primi coltivatori del Perù, non mangiavano i frutti, usata solo a scopo ornamentale e come tale fu conosciuta dagli Europei, nel 1640 un nobile di Tolone regalò al cardinale Richelieu quattro piante di pomodoro, in Francia era usanza offrire piantine di pomodoro alle dame per gentilezza.
C’è che ritiene,che il nome pomodoro sia frutto di una storpiatura dell’espressione “pomo dei Mori”: il frutto rosso, appartiene alla medesima famiglia delle melanzane, ortaggio che in passato, era il prediletto e maggiormente diffuso in tutto il mondo arabo. Così la coltivazione del pomodoro per ornamento passò dalla Spagna, forse attraverso il Marocco, attraversò tutto il bacino del Mediterraneo, trovando il clima adatto soprattutto in Italia, nella regione dell‘Agro nocerino-sarnese, tra Napoli e Salerno.

La più lontana notizia relativa all’uso alimentare è del 1500: l’erborista Mattioli riporta nei suoi scritti di aver sentito dire che in alcune regioni d’Italia il frutto veniva consumato fritto nell’olio (con un secolo d’anticipo all’Europa continentale)  altre segnalazioni come alimento commestibile fresco, spremuto e bollito per farne un sugo, si registrano in varie regioni dell’Europa meridionale del XVII secolo. Soltanto alla fine del Settecento la coltivazione a scopo alimentare del pomodoro si sviluppò. In Francia veniva consumato soltanto alla corte dei re; nell’Italia meridionale nella zona di Napoli si diffuse rapidamente tra la popolazione oppressa della fame, facendolo diventare un ortaggio tipico e fondamentale della cucina campana.

Nel 1762 Lazzaro Spallazzani studiò la conservazione degli estratti bolliti in contenitori chiusi per mantenerli inalterati. Nel 1809 Nicolas Appert, cuoco parigino pubblicò l’opera “L’art de conserver les substances alimentaires d’origine animale et végétale pour pleusieurs années” citando anche il pomodoro. Nel 1810, l’Inglese Peter Durand brevettò la scatola di stagno che in seguito venne utilizzata sia da Bryan Donkin sia dall’Americano Woodhull Crosby che nel 1847 mise in commercio le prime scatole di pomodori conservati.

Caratteristiche:
La prima classificazione botanica fu a cura di Carlo Linneo nel 1753, in genere Solanum, nel 1768 Philip Miller cambiò il nome, sostenendo le troppe differenze dalle altre piante del genere Solanum, quali patata e melanzana, creando un nuovo genere dal nome scientifico di Lycopersicon esculentum. Controversia non ancora finita anche se le moderne tecniche di biologia molecolare hanno permesso di creare alberi filogenetici, che indicano come il pomodoro in realtà faccia parte veramente del genere Solanum, dando sostanzialmente ragione a Linneo. Il nome ufficiale è oggi quindi Solanum lycopersicum, sebbene il nome di Miller rimanga ancora in uso in molte pubblicazioni.
  
La pianta di pomodoro presenta un fusto rampicante coperto da foglie pelose che emanano una profumazione caratteristica ed inconfondibile. Ha piccoli fiori ragruppati di colore giallo e molti piccoli semi.
I pomodori sono bacche carnose, di forma e dimensioni variabili in funzione della specie e della varietà. Ricordiamo:
Pomodori a forma allungata come il San Marzano e Maremma.
Pomodori tondi lisci: Sunrise, Montecarlo
Pomodori costoluti: Samar, Pantano, Fiorentino
Pomodori ciliegia e a dattero (pomodoro cherry)
Pomodori cavi all’interno
Pomodori a forma schiacciata, ombelicata, globosa ecc..

Il pomodoro di San Marzano dell’agro sarnese-nocerino e il Pomodorino del Pinnolo del Vesuvio sono due varietà di pomodoro riconosciute come prodotto ortofrutticolo italiano a Denominazione di origine protetta – DOP. Mentre il Pomodoro di Pachino è un prodotto italiano ad indicazione geografica protetta – I.G.I
Il colore della buccia è rosso scarlatto ma la tonalità può assumere sfumature diverse in base alla specie: arancione, giallo, verdastro, rosso e verde. Il colore rosso rubino del pomodoro è dovuto alla presenza di un pigmento colorato, il licopene potente antiossidante che combatte i radicali liberi. Le parti verdi della pianta sono tossiche, perchè contengono solanina, che non viene eliminato nemmeno con la cottura, perciò il fusto e le foglie non vengono utilizzati a scopo alimentare. Anche il pomodoro verde per insalate contiene solanine ma in quantità molto basse.

Proprietà
Il frutto maturo è ricco di principi nutritivi a basso contenuto calorico, molto ricco di acqua, sali minerali, carboidrati, proteine, fibre e pochissimi grassi. Infatti cento grammi di pomodoro fresco apportano solamente 17 Kcal, adattandosi perciò alle diete ipocaloriche, mineralizzante e vitaminizzante, diuretico, digestivo e soprattutto gustoso.
Discreti quantitativi di vitamine del gruppo B, acido ascorbico, vitamina D vitamina E, che assicurano al pomodoro le note proprietà antiossidanti e vitaminizzanti in grado di proteggere le cellule dall’invecchiamento. Cento grammi di pomodoro, tre volte alla settimana, rappresentano la dose minima perché il licopene (antiossidante) possa esercitare la sua funzione preventiva. Il licopene è una sostanza responsabile del colore rosso del pomodoro.
E’ disintossicante e depurativo utile ad eliminare le scorie in eccesso, presenta acidi organici che favoriscono la digestione gastrica degli amidi diminuendo il pH dello stomaco ma proprio per questo motivo, il pomodoro è sconsigliato a chi soffre di irritazione gastrica o bruciore di stomaco. Blando lassativo per le fibre della buccia e antibiotico naturale con la tomatina.
In purezza non contiene glutine.
Molte persone sensibili al pomodoro lamentano dermatiti da contatto o vere e proprie allergie perchè contiene diverse proteine che possono essere allergizzanti.
  
Industria:
L’industria del pomodoro è tipicamente italiana. Nella metà dell’Ottocento nelle campagne di Parma i contadini producevano pani di polpa essiccata al sole, chiamati “pani neri“. Il professor Rognoni, docente all’Istituto tecnico di Parma, ne ha sperimentato la coltura nei propri poderi, dal 1865, e diffondendo prima del 1895 numerosi laboratori artigianali. I laboratori a Parma e poi a Piacenza diventano sedici nel 1905 avendo il primato mondiale delle apparecchiature moderne per la condensazione del concentrato di pomodoro sottovuoto.
Mentre a seguito del successo della propria industria conserviera piemontese, nel1875 l’astigiano Francesco Cirio creò a Napoli la prima industria conserviera meridionale, specializzandosi nei pelati ottenuti dal tipico pomodoro campano, il San Marzano.
Il pomodoro viene prodotto e diffuso in tutto il mondo, oltre cinquanta milioni di tonnellate con i maggiori produttori tra Stati Uniti, Russia, Italia, Cina e Turchia.

Louis Meléndez “Natura morta 
con cetrioli e pomodori” 1772

Cosmesi:
Le proprietà del pomodoro vengono sfruttate dall’industria cosmetica che utilizza la sua polpa come ingrediente base per maschere tonificanti, nutrienti e rassodanti per la pelle. È ideale anche per combattere i brufoli massaggiando il viso una o due volte al giorno, con una fettina ben lavata. Perfetto anche per ammorbidire e nutrire le pelli aride utilizzando il succo mescolato con olio di mandorla e sale o foglie di malva. L’unione tra pomodoro e olio d’oliva serve per placare i rossori della pelle, dovuti all’eccessiva esposizione al sole e lievi scottature domestiche, aggiungendo a questo preparato un po' di succo di limone aiuta l’equilibrio della pelle grassa. Anche le mani possono diventare più belle, adoperando la metà di una bacca come se fosse una saponetta e lasciandole asciugare all’aria aperta. Interessante l’’uso detergente del pomodoro per pulire l’ottone macchiato dal verderame, strofinando con la polpa di un pomodoro maturo, poi sciacquarlo e lucidarlo con un panno di lana.

Curiosità:
Moltissimi sono i libri di cucina che parlano del pomodoro, testi antichi e moderni ma anche romanzi che fanno riferimento alla cucina con ricette.
Per chi avesse voglia di realizzare un orto in modo semplice e veloce segnalo questo libro:“Pomodori da terrazzo” di Antonella Mariotti e Chiara Priante, Blu Edizioni.

“Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop” è un romanzo di Fannie Flagg del 1987, si sviluppa con narrazioni parallele di quattro donne nel trattare temi delicati: la segregazione razziale, la discriminazione femminile, l’omosessualità, la lotta tra bigottismo e senso di ribellione, le differenze sociali in una società degli anni Trenta-Quaranta. La scrittrice ne ha curato anche la sceneggiatura per la trasposizione cinematografica è stata premiata con una nomination all’Oscar.

Molto divertente e istruttivo il libro per bambini “Mai e poi mai mangerò i pomodori” di Child Lauren, editore Ape Junior dedicato ai bambini un pò schizzinosi che non mangiano le verdure.

Il delitto è servito” è un simpatico ricettario di Maurizio Gelatti, che espone il grande amore per il cibo che accomuna Miss Marple e Poirot, i due protagonisti nati dalla penna di Agatha Christie. In ” Il delitto avrà luogo ” vengono citate delle interessanti tartine di pomodoro e molte altre ricette.

Sigla del telefilm “Giamburrasca”, tratto da “Il giornalino di Giamburrasca scritto nel 1920 da Luigi Bertelli si fa riferimento all’ortaggio nella canzone “Viva la pappa col pomodoro“, cantata da Rita Pavone nel 1964.
Anche Gino Paoli scrive “Pomodori” un testo del 1998.

Nel mondo della poesia Pablo Neruda ha composto “Ode al pomodoro
“…Emana
una luce propria,
maestà benigna…”

In una città americana (Salem, nel Massachussets) c’è un monumento a Michele Felice Corne, reso famoso perché fu il primo ad avere il coraggio di mangiare un pomodoro, sfidando la superstizione secondo la quale era considerato velenoso.
Esiste un museo del pomodoro nella Corte di Giarola a Collecchio – Parma all’interno di un antico centro di trasformazione agro-alimentare. L’allestimento è organizzato in sette sezioni tematiche, con il racconto della storia, dallo sviluppo industriale, tecnologico e di trasformazione.

Renato Gottuso con il suo dipinto
“La giubba rossa” del 1985
 
Renato Guttuso ” La passata di pomodoro” 1976
























Il pomodoro è protagonista nella cucina mediterranea in insalate e piatti sfiziosi, ingrediente nella preparazione di salse e piatti cotti, come la pizza.
Il succo di pomodoro costituisce anche, con l’aggiunta di vodka, tabasco, limone, sale e pepe, la base di un cocktail Bloody Mary solitamente servito come aperitivo oppure Virgin Mary la versione analcolica dello stesso cocktail.

Ricetta: Crescioni pomodoro e mozzarella
Ingredienti per sei crescioni:

600 g di farina
100 ml di olio extra vergine d’oliva oppure 100 g di strutto
200 ml di latte
100 ml. di acqua
4 g di sale fino
2 g di bicarbonato di sodio
2 mozzarelle
500 g di passata di pomodoro
½ cipolla

In un tegame si trita la cipolla facendola appassire si aggiunge la passata di pomodoro il sale e un cucchiaino di zucchero che smorza l’acidità del pomodoro,  si fa cuocere per dieci minuti.
Su una spianatoia si versa la farina, il bicarbonato, il latte e l’acqua tiepida e per finire l’olio o lo strutto. Si amalgama il tutto impastando per diversi minuti creando un impasto liscio e morbido e si fa riposare per trenta minuti in un sacchetto di plastica, poi si divide in sei parti. Si stende ogni parte con mattarello aiutandosi con una spolverata di farina sul tagliere fino a raggiungere lo spessore di circa tre millimetri, dalla forma ovale. Nella metà dell’ovale si versano due cucciai di sugo di pomodoro e la mozzarella tritata circa 40 g, chiudere la sfoglia su se stessa e sigillare con attenzione i bordi con una forchetta, ottenendo la forma di una mezza luna. Si cuoce in una lastra o in una padella antiaderente a fuoco basso per circa quattro minuti per lato, facendo attenzione di non forarlo.
Buon appetito!

Nessun commento:

Posta un commento